I PERCORSI ESPOSITIVI
PRESENTATI DA NEA

…la buona divulgazione è l’arte di far comprendere a tutti
la ricchezza di un patrimonio che a tutti appartiene…

– Gli strumenti della musica antica
– Adriano Banchieri: diario di una ricerca o A dorso d’Asino da Bologna a Beaucaire
– Il Rinaldo di Haendel: un intreccio di storie tutte da raccontare…
– Il linguaggio dell’ornamento

I PERCORSI ESPOSITIVI
PRESENTATI DA NEA

…la buona divulgazione è l’arte di far comprendere a tutti
la ricchezza di un patrimonio che a tutti appartiene…

– Gli strumenti della musica antica
– Adriano Banchieri: diario di una ricerca
o A dorso d’Asino da Bologna a Beaucaire

– Il Rinaldo di Haendel:
un intreccio di storie tutte da raccontare…

– Il linguaggio dell’ornamento

In collaborazione con il Dipartimento di Scienze per l’Architettura e il Corso di Design della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova (oggi Dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova) e con il Centro di Musica Antica di Genova Practica Musicae (attivo tra il 1980 e il 2015), NEA ha realizzato diversi percorsi espositivi. Nati da un lavoro di ricerca che insieme a docenti di differenti discipline ha coinvolto studenti, giovani architetti e designers, i percorsi sono stati ideati con un triplice intento: invitare alla riflessione, approfondire e divulgare.
Pur prendendo spunto dal dialogo antico tra le discipline del Quadrivium, ogni tema è stato trattato in una prospettiva attuale, osservandone l’evoluzione e le problematiche. Aggiornati e con testi tradotti in francese e/o in tedesco nell’ambito delle attività di diffusione realizzate da NEA, quattro percorsi espositivi sono oggi disponibili presso l’associazione.

Gli strumenti della musica antica

L’arte di combinaresuoni e silenzi in un ordine di tempo” si serve di strumenti e della voce per questa combinazione delicata, regolata dal ritmo che definisce la durata dei suoni e la loro scansione.
I timbri delle voci umane così come i timbri delle voci degli strumenti sono mezzo di espressione del discorso musicale in tutte le sue sfumature. La storia degli strumenti, ricostruita attraverso documenti e trattati, è la storia del discorso musicale, dell’immaginario che rivela, delle emozioni che muove, delle memorie che rievoca.
L’esposizione Gli strumenti della musica antica è un invito a gettare uno sguardo sull’evoluzione della scrittura e della grammatica della musica come sulle principali famiglie di strumenti utilizzati nell’Europa del Rinascimento e sulle significative modificazioni che queste subiscono in epoca barocca.
Il breve viaggio nella storia musicale e strumentale è tracciato da riproduzioni di stampe e testimonianze per un periodo che si estende dal 15° al 18° sec. Il percorso tratteggia le caratteristiche principali e il destino di quelle famiglie strumentali che hanno risvegliato l’interesse di musicologi e musicisti agli albori del movimento di riscoperta degli strumenti antichi nei primi anni del 20° sec.
La prima versione della mostra curata da Stefano Leoni e Cinzia Zotti è stata attualizzata e tradotta in francese e in tedesco con il contributo di Marc e Elisabeth Pellettier e di Otto Muck SJ.

Adriano Banchieri, diario di una ricerca
o A dorso d’Asino da Bologna a Beaucaire

La mostra traccia un’immagine dell’Europa e della Bologna di Adriano Banchieri.
E’ il Seicento dell’arte e della musica che si legge in filigrana nelle riproduzioni d’epoca e nelle fotografie dei luoghi banchieriani scattate da Jacques Lévy.
Dall’organo di S. Michele in Bosco (il convento dove il monaco visse la maggior parte della sua vita), all’incipit di alcuni dei suoi scritti e dei suoi spartiti fino ad esempi del suo celebre epistolario, il visitatore è invitato a seguire un percorso che illustra l’opera del trattatista, pedagogo, compositore e scrittore bolognese.
Chi era dunque Adriano Banchieri?
Musicista noto negli ambienti culturali dell’Europa del 17 sec., questo religioso erudito e gioviale, umile e curioso, amico di pittori e compositori, principe accademico e apprezzato maestro è oggi conosciuto da una ristretta cerchia di melomani ormai soprattutto per le sue Commedie Armoniche e ricordato dai musicologi principalmente per la sua Cartella Musicale. Tuttavia Adriano Banchieri resta un personaggio di grande interesse e che ben rappresenta la ricca complessità dell’Europa del primo Seicento.
Il percorso espositivo è stato completato da una sezione che illustra il lavoro di restituzione e realizzazione di alcune opere banchieriane condotto da Leopoldo d’Agostino nell’ambito dell’associazione NEA. E’ la testimonianza delle tappe successive del viaggio di antiche pagine musicali che dalla biblioteca del Conservatorio di Bologna all’Università di Tolosa fino alle registrazioni presso la Certosa di Valbonne (Gard) e alla prima rappresentazione di un’opera banchieriana inedita nell’ambiente suggestivo dell’abbazia rupestre di St Roman di Beaucaire hanno ripercorso un vecchio cammino, degno dell’asino nobilitato da Banchieri.
La mostra è stata curata da Jacques Lévy e da Cinzia Zotti, cui si deve la biografia contestualizzata di Adriano Banchieri (Le Sourire du moine, Serre, Nizza, 2008).

Il Rinaldo di Haendel: un intreccio di storie tutte da raccontare…

Diverse storie s’intrecciano nella nascita e nella fortuna del Rinaldo di Haendel.
In primo luogo la storia stessa del teatro per musica, l’opera, genere che sebbene nasca nell’Italia di Monteverdi e Peri, trascorre a Londra parte della sua infanzia.
Quindi la personale vicenda di Haendel, sbarcato nella Londra del 1710, crogiolo musicale dove Bononcini e Scarlatti tentano, con mitigato successo, d’introdurre l’opera italiana.
E inoltre la storia dell’incontro del giovane Haendel con Aaron Hill, poliedrico personaggio, uomo di scienza e di teatro, appassionato di letteratura e costruttore di vascelli. Sarà lui a scrivere il libretto del Rinaldo.
Senza contare la vicenda stessa di Rinaldo, una storia che Hill trae dalla Gerusalemme Liberata del Tasso, in cui colpi di scena e incantesimi s’intessono senza tregua.
Segue poi l’avventura critica riservata a Rinaldo, opera aspramente attaccata da Addison e Steele, e incensata da Charles Burney…
E, per finire, le varie vicissitudini confluiscono nell’ultimo atto delle storie incrociate, l’accoglienza che all’opera venne tributata. Rinaldo è applaudito dal popolo che assiste dai posti in piedi della platea del teatro di Haymarket ed è apprezzato dalla corte, dove la regina Anna invita Haendel perché ne esegua arie trascritte per l’occasione. Ma non dovettero mancare neppure gli elogi da parte delle società e dei circoli musicali, come il circolo di Thomas Britton, dove musicisti e appassionati s’incontravano per ritrovare il gusto di sonorità antiche e contemporaneamente interessarsi alle ultime novità musicali spesso presentate dagli stessi autori…
E’ in quest’atmosfera che il celebre fiuto dell’editore John Walsh lo induce a pubblicare una scelta di arie dal Rinaldo, “riscritture curiose” adatte ad una interpretazione da camera.
Nell’intreccio di avvenimenti subentra così anche questa duplice natura del Rinaldo, che, in parte con la complicità dell’autore, passa con disinvoltura dagli apparati scenici straordinari del teatro barocco all’intimità delle letture da camera concentrate più sull’architettura della partitura che non su quella delle invenzioni scenografiche.
Quest’ultimo aspetto dell’insieme di avvenimenti che coinvolgono Rinaldo è stato il punto di partenza di una riflessione che NEA ha proposto all’ensemble Hypothesis e contemporaneamente ai giovani architetti e designers della Facoltà di Architettura di Genova.
La ricerca sull’elaborazione di una partitura da camera del Rinaldo e sulla sua interpretazione ha condotto al programma di concerti che ha ripreso il titolo dell’edizione di Walsh « Rinaldo curiously fitted and contrived », registrato per l’etichetta Solstice nel 2002.
All’origine del materiale espositivo presentato nella mostra è dunque il lavoro sull’arte della scenografia e la sua evoluzione, ma anche l’attenzione alle diverse maniere di leggere, rileggere e proporre un poema cavalleresco a pubblici differenti e in epoche differenti.
I percorsi presentati dalle quattro sezioni dell’esposizione terminano con uno sguardo contemporaneo sulla figura di Rinaldo: un disegno di Gaspare De Fiore e qualche acquarello di Anna Porcelli.
La mostra è stata curata da Henry Bonnière, Luisa Cogorno, Anna Maria Parodi, Cinzia Zotti

Il Linguaggio dell’ornamento

Qual’è il significato degli ornamenti? Cosa raccontano e cosa rivelano nella scrittura musicale o nelle architetture, nel sapiente lavoro dei tessitori che operano su broccati e velluti alla fine del Rinascimento o nel progetto dei giardinieri che collaborano con la natura per creare l’armonia dei giardini all’italiana ? …
Un elemento frivolo in apparenza può nascondere un dettaglio essenziale.
L’arabesco, l’abbellimento, la fioritura, il simbolo parlano un loro linguaggio e svelano il gusto, il pensiero, l’immaginario di un’epoca.
La mostra propone un percorso tra diminuzioni e aumentazioni musicali, strutture geometriche e figure immaginarie, simboli, richiami, ricordi mitologici…
Con l’ausilio di fotografie, riproduzioni di antichi trattati, disegni, lavori alla goutte d’argent, il cammino procede dall’origine della scrittura musicale alle maschere e ai fregi delle architetture, dagli arabeschi dei progetti dei giardini ai simboli riprodotti sui broccati.
Dal Rinascimento al Barocco, l’ornamento è più che mai carico di significati palesi o nascosti.
Come le precedenti, anche questa mostra è il risultato di un lavoro pluridiscilinare realizzato all’Università di Genova con il concorso di NEA e di Practica Musicae.
La mostra nata da un’idea di Edoardo Benvenuto e Cinzia Zotti, è stata curata da Luisa Cogorno e Anna Maria Parodi.

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